Residenti all’estero: ecco perché la detrazione edilizia sarà ridotta al 36% nel 2026

Residenti all’estero: ecco perché la detrazione edilizia sarà ridotta al 36% nel 2026

Franco Vallesi

Dicembre 8, 2025

Molti italiani che vivono all’estero mantengono una casa in Italia e si chiedono quali vantaggi fiscali possano ottenere con i bonus edilizi. La situazione non è semplice: le normative riconoscono le detrazioni anche per chi non risiede nel Paese, ma con qualche limitazione. Un punto cruciale riguarda infatti la percentuale di detrazione: chi non considera l’immobile come abitazione principale non può accedere al bonus al 50%, ma solo a quello ridotto al 36%. Questo elemento può influire in modo significativo sui risparmi fiscali a fronte di lavori di ristrutturazione o manutenzione.

Il quadro normativo distingue nettamente chi ha la residenza fiscale in Italia da chi la possiede all’estero: quest’ultimo gruppo può comunque accedere agli incentivi, ma con paletti precisi che incidono sull’efficacia complessiva del bonus. Si tratta di un aspetto poco conosciuto, ma fondamentale per chi possiede immobili in Italia pur vivendo all’estero. Chi lavora o risiede stabilmente fuori dai confini deve valutare con attenzione le condizioni previste per evitare sorprese.

Bonus edilizi e residenza fiscale: le regole per chi vive all’estero

Un esempio emblematico riguarda un cittadino italiano residente in Svizzera che ha effettuato lavori di manutenzione straordinaria nella sua casa in Italia. Non avendo la residenza nel Paese, ha potuto usufruire solo della detrazione al 36%, riservata agli immobili diversi dall’abitazione principale. L’Agenzia delle Entrate ha infatti chiarito che la detrazione maggiorata è riconosciuta esclusivamente quando l’immobile è dimora abituale del contribuente o dei suoi familiari.

Residenti all’estero: ecco perché la detrazione edilizia sarà ridotta al 36% nel 2026
Residenti all’estero: ecco perché la detrazione edilizia sarà ridotta al 36% nel 2026 – esseessecostruzioni.it

Se la residenza è all’estero, il bene viene considerato un’abitazione ad uso saltuario e non stabile, con conseguente esclusione dall’aliquota maggiorata. Il beneficio fiscale si applica quindi secondo la regola ordinaria, che prevede il 36% di detrazione su una spesa massima di 96.000 euro per unità immobiliare. Sono proprio questi dettagli a orientare chi possiede una seconda casa da ristrutturare, ma non vive costantemente in Italia.

Va poi sottolineato che le agevolazioni riguardano le spese sostenute nell’anno solare e non possono essere cumulate oltre i limiti previsti. Questa distinzione tra residenti e non residenti evidenzia come la presenza fiscale in Italia sia il requisito fondamentale per ottenere il massimo vantaggio. Tuttavia, la legge permette comunque di recuperare una parte dei costi anche senza residenza italiana, sebbene con condizioni più restrittive.

La capienza fiscale: un ostacolo per chi risiede fuori dai confini

Al di là della normativa sulla residenza, un altro fattore che condiziona l’accesso reale ai bonus edilizi è la capienza fiscale. Si tratta della capacità del contribuente di utilizzare le detrazioni in funzione dell’imposta Irpef dovuta in Italia. Chi vive all’estero spesso ha redditi imponibili limitati o nulli nel nostro Paese, soprattutto se aderisce a regimi fiscali agevolati, come la cedolare secca sugli affitti.

Per esempio, un proprietario che affitta un immobile con un canone annuo di 12.000 euro e sceglie la cedolare secca al 21% paga un’imposta fissa di 2.520 euro. In questo caso, non può sfruttare le detrazioni per i lavori, che richiedono una tassazione ordinaria per essere recuperate. Chi vuole beneficiare dei bonus deve quindi valutare con attenzione la scelta del regime fiscale, confrontando il maggior carico d’imposta con il risparmio derivante dalle agevolazioni.

In presenza di redditi da lavoro estero e redditi fondiari in Italia, le convenzioni internazionali regolano la distribuzione della tassazione: spesso, il lavoro reso all’estero è escluso dall’imposizione italiana, lasciando come unica base tassabile i proventi immobiliari. Questo quadro richiede una pianificazione accurata per assicurarsi che la posizione fiscale consenta di utilizzare i bonus nel loro arco temporale di ripartizione, che può arrivare fino a dieci anni.

Come gestire le detrazioni con capienza fiscale limitata

Nonostante le restrizioni legate alla capienza fiscale, esistono strategie pratiche per ottimizzare i benefici dei bonus edilizi. Uno dei primi aspetti riguarda la tempistica dei lavori: chi ha in programma di affittare l’immobile può rimandare gli interventi a quando maturerà un reddito da locazione più consistente, facilitando l’assorbimento delle detrazioni.

Se invece la prospettiva è una vendita entro pochi anni, occorre considerare che le detrazioni residue si perderebbero, riducendo il ritorno economico dell’investimento. Un’alternativa è coinvolgere familiari con residenza fiscale in Italia e capacità fiscale sufficiente. In questi casi, le spese e le detrazioni si possono ripartire tra i comproprietari secondo la quota di spesa sostenuta da ciascuno.

Questa possibilità di suddivisione rappresenta una soluzione concreta per chi vive fuori dall’Italia ma vuole mantenere i vantaggi fiscali legati ai lavori di ristrutturazione. Con una pianificazione accurata e il rispetto delle normative, è possibile trasformare un beneficio potenziale in un risultato tangibile, migliorando la gestione delle agevolazioni nel proprio bilancio familiare.

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