In molte città italiane, la necessità di rinnovare gli immobili residenziali è una realtà quotidiana. Chi si impegna in lavori di ristrutturazione può oggi contare su una serie di agevolazioni fiscali che aiutano a contenere le spese. Il bonus ristrutturazione, prorogato fino al 2026, permette di detrarre una percentuale significativa delle spese sostenute nel processo di miglioramento dell’abitazione. Tuttavia, il sistema prevede regole specifiche che tengono conto della destinazione d’uso dell’immobile e delle caratteristiche del beneficiario.
Questo articolo analizza le differenze sostanziali tra interventi su prima e seconda casa, aiuta a chiarire quali lavori possono accedere al bonus e dettaglia le modalità pratiche per usufruire delle detrazioni. Chi opera nel settore edile o semplicemente chi sta valutando lavori nella propria abitazione troverà indicazioni preziose, anche perché le condizioni possono variare a seconda dei casi. Osserviamo dunque i meccanismi principali e le implicazioni più immediate per cittadini e professionisti.
Le regole sulle detrazioni: cosa cambia tra prima e seconda casa
La normativa vigente permette di detrarre il 50% delle spese fino a un limite di 96.000 euro per unità immobiliare quando si interviene sulla prima casa. È una misura valida fino al 31 dicembre 2026 che riflette l’importanza riconosciuta al recupero dell’abitazione principale. Interessante è il principio che consente di accedere all’aliquota del 50% anche se l’immobile non è ancora abitazione principale all’inizio dei lavori, purché diventi la residenza familiare al termine degli interventi. È un dettaglio normativo che valorizza l’uso reale dell’edificio piuttosto che la situazione temporanea al momento dell’inizio dei lavori.

Dal 2027, invece, è previsto un adeguamento: la detrazione sulla prima casa scenderà al 36%, mantenendo invariato il tetto di spesa. Per le seconde abitazioni o per immobili dati in affitto, la detrazione è attualmente al 36% fino alla fine del 2026, con la stessa soglia di spesa massima. Dal 2027, la percentuale passerà al 30%, in linea con una uniformazione delle aliquote fissata per il periodo 2028-2033. In pratica, si vedrà un allineamento delle detrazioni sia per le prime sia per le seconde case a un valore unico.
Oltre alla tipologia degli immobili, è fondamentale considerare che la detrazione dipende anche da chi effettua la spesa. Questo aspetto è spesso trascurato ma può modificare significativamente la possibilità e l’entità della detrazione. L’approfondimento sui beneficiari, che vedremo nella sezione seguente, offre un quadro più chiaro di questi criteri.
Quali interventi rientrano nel bonus e chi può usufruirne
Il bonus ristrutturazione copre un ampio spettro di lavori, tra cui la manutenzione straordinaria, il restauro conservativo e la ristrutturazione edilizia vera e propria. Sono inclusi anche interventi su parti comuni di condominii, ma solo se si tratta di manutenzione ordinaria. Tra le opere agevolabili figurano inoltre la ricostruzione dopo calamità, l’installazione di sistemi di sicurezza contro intrusioni e misure per l’eliminazione di barriere architettoniche.
Un aspetto che emerge con chiarezza nel panorama degli interventi è il cambiamento nelle agevolazioni per l’efficientamento energetico: dal 2025 non sarà più possibile detrarre le spese per caldaie a combustibili fossili, mentre sono riconosciuti, ad esempio, i lavori per l’installazione di sistemi antisismici, molto utili in molte aree del Paese. Le tipologie di lavori di manutenzione straordinaria più frequenti comprendono la sostituzione degli infissi, il rifacimento di bagni o scale e l’adeguamento di ascensori o rampe di accesso per la sicurezza.
Per quanto riguarda i beneficiari, la detrazione al 50% si applica ai proprietari della prima casa o ai titolari di diritti reali che usano l’immobile come abitazione principale. Inquilini, comodatari e familiari conviventi possono usufruire della detrazione al 36%, a condizione che sostengano direttamente le spese e che l’abitazione sia la loro residenza effettiva. Una precisazione importante riguarda i contribuenti residenti all’estero: secondo i chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate, questi hanno diritto solo alla detrazione ordinaria del 36% per immobili usati saltuariamente in Italia e non considerati abitazione principale.
Come funziona negli aspetti pratici: pagamento, limiti di spesa e dichiarazione
Per accedere al bonus è necessario effettuare i pagamenti tramite il bonifico parlante, che deve includere una causale dettagliata, il codice fiscale del beneficiario e la partita IVA o il codice fiscale del soggetto che esegue i lavori. La documentazione è fondamentale: permessi edilizi, fatture e ricevute devono essere conservati con cura per eventuali controlli o verifiche. In alcuni casi, come per interventi che migliorano l’efficienza energetica o l’acquisto di elettrodomestici, è richiesta anche la comunicazione all’ENEA.
Un elemento spesso poco considerato è la presenza di limiti di detrazione legati al reddito. Secondo alcuni studi recenti, chi dichiara un reddito sotto i 75.000 euro all’anno non incontra restrizioni sull’importo detraibile, mentre chi supera questa soglia deve fare i conti con limiti progressivi, influenzati anche dal numero di familiari a carico. Ad esempio, un reddito tra 75.001 e 100.000 euro consente una detrazione massima annuale intorno ai 14.000 euro, con riduzioni variabili sulla base di specifici coefficienti familiari.
La detrazione viene suddivisa in dieci quote annuali uguali e deve essere riportata nella dichiarazione dei redditi tramite il modello 730, indicando i dati catastali dell’immobile oggetto dell’intervento. Nel caso di vendita o cessione dell’immobile, le quote residue possono essere trasferite all’acquirente; in caso di successione ereditaria, invece, passano agli eredi mantenendo la proprietà. Nel contesto condominiale valgono poi regole specifiche: la detrazione al 50% è riservata ai condomini proprietari che usano l’unità abitativa come prima casa, mentre per le parti comuni si applica l’aliquota del 36%, riflettendosi direttamente nella ripartizione delle spese tra condomini.
Questi meccanismi rappresentano una realtà concreta per molti italiani impegnati nel recupero del patrimonio edilizio nazionale. Tra normative complesse e riferimenti pratici, il sistema del bonus ristrutturazione si configura come uno strumento essenziale per sostenere gli investimenti in abitazioni e quartieri, con impatti rilevanti sia dal punto di vista economico che sociale, come testimoniano chi opera nel settore e chi vive quotidianamente in città e piccoli centri.
