Mobili e cucina mai così accessibili: la detrazione al 50% confermata fino al 2026, ecco come funziona

Mobili e cucina mai così accessibili: la detrazione al 50% confermata fino al 2026, ecco come funziona

Luca Antonelli

Dicembre 1, 2025

Nel cortile di un palazzo, il camion scarica ante di cucina e scatole di elettrodomestici: è una scena che si ripete spesso quando i lavori di casa coincidono con nuovi acquisti. Tra fatture, bonifici e permessi, molti scoprono solo a posteriori quali spese si possono portare in detrazione. La legge di bilancio ha prorogato il beneficio e questo cambia i piani di chi sta ristrutturando: non si tratta solo di arredare, ma di collegare spese e interventi per ottenere un risparmio fiscale concreto. Un dettaglio che molti sottovalutano: il bonus non è automatico, richiede documentazione e regole precise.

Cosa prevede la proroga e chi può beneficiarne

La detrazione nota come bonus mobili è stata prorogata fino al 31 dicembre 2026. Si tratta di una misura che consente di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici, a condizione che l’acquisto sia collegato a interventi di ristrutturazione edilizia. Il tetto massimo detraibile per unità immobiliare è di 5.000 euro, cifra su cui viene poi applicata la percentuale del 50% e ripartita in dieci quote annuali di pari importo.

Mobili e cucina mai così accessibili: la detrazione al 50% confermata fino al 2026, ecco come funziona
Mobili e cucina mai così accessibili: la detrazione al 50% confermata fino al 2026, ecco come funziona – esseessecostruzioni.it

La proroga è contenuta nella normativa di bilancio e interessa sia chi rinnova la cucina sia chi acquista arredi per la camera da letto. Gli elettrodomestici ammessi hanno requisiti di classe energetica: i forni devono essere in classe non inferiore ad A, le lavatrici, le lavasciuga e le lavastoviglie non inferiori alla E, mentre i frigoriferi e i congelatori non inferiori alla F. Chi vive in piccoli centri o in grandi città lo nota: la scelta dell’elettrodomestico incide sulla possibilità di accedere all’agevolazione.

La detrazione spetta quando l’intervento di recupero del patrimonio edilizio riguarda sia singole unità abitative sia parti comuni di edifici residenziali. È importante ricordare che l’acquisto può essere effettuato anche all’estero, purché sia documentato con fattura e il pagamento avvenga con modalità tracciabili come bonifico o carte di pagamento.

Requisiti, spese ammesse e limiti pratici

Per ottenere il bonus mobili è imprescindibile che vi sia un intervento di ristrutturazione edilizia collegato: la norma richiede che i lavori siano iniziati a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello dell’acquisto dei beni. Ad esempio, per invocare l’agevolazione in un anno, i lavori devono essere iniziati nell’anno precedente. Sono ammessi anche interventi su pertinenze (come box o garage) classificati come manutenzione straordinaria, a patto che sussistano i requisiti tecnici richiesti.

Non rientrano nel bonus elementi come porte, pavimentazioni (esempio: parquet), tende e altri complementi di arredo. Invece, le spese di trasporto e montaggio dei beni acquistati possono essere portate in detrazione se pagate con le stesse modalità tracciabili usate per l’acquisto. Un fenomeno che in molti notano solo dopo aver fatto i conti: il limite di 5.000 euro si applica per ciascuna unità immobiliare o per la parte comune interessata dall’intervento.

La modalità di pagamento è vincolante: sono ammessi bonifico, carta di debito e carta di credito. Pagamenti in contanti o con assegni non danno diritto al beneficio. È essenziale conservare la documentazione di pagamento (ricevute, addebiti), le fatture che descrivano natura, qualità e quantità dei beni e, quando possibile, lo scontrino riportante il codice fiscale dell’acquirente. Un dettaglio pratico: chi procede con finanziamento può comunque usufruire della detrazione, purché la società finanziaria saldi il fornitore con le stesse modalità tracciabili e il contribuente conservi la prova del pagamento.

Casi frequenti, errori e conseguenze amministrative

I casi più comuni che generano dubbi riguardano il box auto, la porta blindata, e la comunicazione dei dati a ENEA. L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la realizzazione ex novo di box o posti auto pertinenziali non rientra tra gli interventi che danno diritto al bonus mobili. Tuttavia, se si interviene sul box esistente con operazioni riconducibili a manutenzione straordinaria, la detrazione può essere richiesta per i beni destinati ad arredare l’abitazione, a condizione che sussistano le altre condizioni richieste.

Per l’installazione di dispositivi di sicurezza come la porta blindata, il discorso è più sfumato: la detrazione per misure anti-intrusione può essere riconosciuta come intervento edilizio, ma ciò non garantisce automaticamente il diritto al bonus per l’arredo. Il Ministero delle Finanze indica che, se l’intervento rientra tra le tipologie di opere edilizie previste dal DPR n. 380/2001, può aprirsi la possibilità di usufruire anche dell’agevolazione per mobili e grandi elettrodomestici; la verifica va fatta caso per caso.

Quanto alla comunicazione a ENEA, per alcuni elettrodomestici l’invio dei dati è previsto entro 90 giorni dalla conclusione dei lavori: la mancata o tardiva trasmissione non fa automaticamente perdere il diritto alla detrazione, come indicato da prassi dell’Agenzia delle Entrate, ma può essere oggetto di verifiche e va regolarizzata quando possibile. Un aspetto che molti sottovalutano è la sospensione della possibilità di cedere il credito o di applicare lo sconto in fattura per i nuovi interventi: dal decreto-legge n. 11 del 2023 queste opzioni sono state limitate per i lavori avviati dopo la data di entrata in vigore della norma. Infine, la detrazione non utilizzata non si trasferisce per successione né si cede all’acquirente in caso di vendita dell’immobile; il contribuente che vende può comunque continuare a fruire delle quote residue.

Alla fine del cantiere, tra scatole e istruzioni d’uso, resta un’immagine concreta: la cucina montata, la fattura sul tavolo e la pratica da archiviare — per molti, questa è la prova che l’arredo non è solo estetica ma anche una scelta fiscale da ponderare.

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