Una fila di cantieri nuovi, cartelli immobiliari con la certificazione energetica in bella vista e agenti immobiliari che spostano l’attenzione dai metri quadri al consumo energetico: è questa la scena che apre il dibattito sugli incentivi per la prima casa in Italia. Dopo anni di interventi a singhiozzo, alcuni emendamenti alla Legge di Bilancio cercano di rimettere in campo misure fermate nei passati provvedimenti. Non si tratta solo di tasse più leggere: è un riavvio che punta a premiare chi costruisce o acquista case più efficienti, con effetti tangibili sul mercato e sulla spesa delle famiglie.
Bonus case green: cosa prevede e perché potrebbe tornare
Tra le proposte in discussione c’è il ritorno del Bonus Case Green, una misura già vista in passato che mira a incentivare l’acquisto di immobili a basso consumo. L’ipotesi principale ripropone una detrazione Irpef pari al 50% dell’IVA sull’acquisto della prima casa, ma solo se l’immobile soddisfa criteri stringenti di efficienza. Lo schema, se approvato, intende riportare in auge un meccanismo che è stato introdotto nel 2015 e poi riproposto nella Legge di Bilancio 2023, prima di finire in stand-by per la mancata proroga.

La misura, nella versione passata, richiedeva che l’acquisto fosse effettuato entro una scadenza precisa e che l’immobile rientrasse almeno in classe energetica A o B. In pratica, l’incentivo era pensato per abitazioni di nuova costruzione vendute direttamente dall’impresa costruttrice, una specificità che porta con sé vantaggi per la riqualificazione del patrimonio edilizio. Un dettaglio che molti sottovalutano è l’effetto collaterale: oltre al risparmio immediato per l’acquirente, si generava una pressione positiva sulle imprese a seguire standard più elevati di efficienza.
Se il testo dell’emendamento dovesse passare, il mercato delle nuove costruzioni potrebbe vedere una domanda orientata verso soluzioni a basso consumo, con impatti sulla tipologia degli investimenti nel settore edile. Per chi lavora nel comparto, il ritorno del bonus significherebbe ripensare capitolati e certificazioni sin dalla fase progettuale, e per molte famiglie sarebbe la possibilità concreta di accedere a una casa meno cara da mantenere nel corso degli anni.
Bonus prima casa under 36: a chi è destinato e quali vantaggi offre
Un altro fronte aperto riguarda il Bonus prima casa under 36, pensato per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato immobiliare. L’agevolazione è rivolta a chi dimostra una condizione economica determinata, con soglie di reddito che in passato hanno visto l’attenzione puntata sull’ISEE. Nelle bozze di emendamento si ipotizza il ritorno dei benefici per chi possiede un ISEE inferiore a 40.000 euro, una condizione che colpisce in particolare chi abita nei centri urbani dove i prezzi sono più alti.
Il pacchetto di vantaggi che è stato riconosciuto include l’esenzione dall’imposta di registro, ipotecaria e catastale, oltre a possibili crediti d’imposta legati all’Iva pagata per l’acquisto di immobili nuovi. Questo tipo di intervento tende a ridurre il costo iniziale d’ingresso per i giovani acquirenti e può facilitare l’accesso al mutuo, perché riduce le imposte legate all’atto di compravendita. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è come queste agevolazioni impattino sui tempi di vendita: immobili compatibili con il bonus spesso si muovono più rapidamente sul mercato.
Gli emendamenti puntano a dare continuità alla misura estendendola negli anni successivi, così da rendere più prevedibile la normativa per le famiglie e gli operatori. In assenza di proroghe, molte giovani coppie si trovano a dover rimandare l’acquisto o a scegliere soluzioni meno adeguate. Ripristinare il bonus sotto forma di regola stabile potrebbe diminuire queste incertezze, ma resta da vedere l’ampiezza della platea che sarà effettivamente coperta dalle nuove norme.
Impatto pratico, limiti e indicazioni per progettisti e acquirenti
Se gli emendamenti dovessero trovare spazio nel testo definitivo, l’effetto più immediato sarebbe una maggiore attrattiva per immobili efficienti e per i cantieri che rispettano standard energetici. L’obiettivo dichiarato degli estensori è estendere la misura fino al 2028, offrendo così una prospettiva di medio termine utile agli investitori e ai committenti privati. Tuttavia, l’impatto reale dipenderà dalle condizioni tecniche previste per accedere alle agevolazioni e dalle procedure di verifica delle certificazioni energetiche.
Per chi progetta e per chi ristruttura, un elemento pratico da considerare riguarda la documentazione richiesta: certificati, attestati e computi devono essere accurati e verificabili. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è l’aumento dei costi di gestione degli edifici non efficienti; la possibilità di accedere a detrazioni mirate può cambiare il bilancio di un’operazione immobiliare. In questo contesto, l’uso di software professionali per la progettazione architettonica e per il computo dei lavori diventa uno strumento per ridurre rischi e errori.
In più, una corretta certificazione energetica e una valutazione strutturale coerente sono passaggi che non si possono trascurare: la verifica puntuale evita esclusioni dall’accesso agli incentivi e contestazioni successive. Un consiglio pratico ai potenziali acquirenti è valutare fin da prima della proposta d’acquisto la compatibilità dell’immobile con i requisiti del bonus. Alla fine, la riapertura delle misure non solo premia il risparmio fiscale, ma può spingere verso case più sostenibili, una tendenza che molte famiglie italiane stanno già monitorando.
