Non immagini cosa fanno queste 5 piante in casa: il parere degli esperti sulla qualità dell’aria

Non immagini cosa fanno queste 5 piante in casa: il parere degli esperti sulla qualità dell’aria

Luca Antonelli

Novembre 29, 2025

Nel soggiorno di un appartamento in città l’odore di vernice fresca si mescola alla polvere che si deposita sui mobili: è la realtà di molte abitazioni italiane. Chi cerca di rendere l’aria più salubre spesso si rivolge alle piante, considerate un rimedio naturale semplice e decorativo. Ma cosa succede realmente quando mettiamo un vaso sul davanzale? Questo pezzo spiega, senza toni promozionali, i meccanismi biologici, le evidenze scientifiche e i limiti pratici di quella che viene spesso chiamata purificazione naturale.

Come funzionano le piante nella purificazione dell’aria

La capacità delle piante di influire sulla qualità dell’aria si basa su processi fisiologici ben noti: la fitodepurazione è il termine che descrive l’insieme di scambi gassosi e biochimici tra pianta, suolo e microrganismi. Le foglie assorbono gas attraverso piccole aperture chiamate stomi, che permettono l’ingresso di anidride carbonica ma anche, in misura limitata, di composti organici volatili (VOC). Allo stesso tempo, le radici trasferiscono composti al substrato, dove batteri e funghi possono degradare sostanze come formaldeide e benzene, trasformandole in molecole meno dannose.

Non immagini cosa fanno queste 5 piante in casa: il parere degli esperti sulla qualità dell’aria
Eleganti foglie verdi puntano verso il soffitto da un vaso bianco. Le piante offrono una purificazione naturale all’aria di casa. – esseessecostruzioni.it

Nel vaso si crea quindi un micro-ecosistema in cui il terriccio e la rizosfera svolgono un ruolo centrale: i microrganismi associati alle radici amplificano la capacità di degradare contaminanti che le piante da sole non metabolizzerebbero efficacemente. Un dettaglio che molti sottovalutano è l’importanza della salute del substrato: un terriccio compatto o povero di vita microbica riduce questa funzione.

Questi processi non sono immediati né illimitati: le piante assorbono quantità modeste di inquinanti e la loro efficacia dipende da fattori come area fogliare, tipo di specie e condizioni ambientali (luce, temperatura, umidità). Per questo motivo le piante possono contribuire alla qualità dell’aria ma non sostituiscono pratiche come una corretta ventilazione e il controllo delle fonti d’inquinamento all’interno della casa.

Cosa mostra la ricerca e quali sono i limiti nell’applicazione domestica

Negli anni ’80 uno studio sponsorizzato dalla NASA ha alimentato l’idea che le piante da interno potessero rimuovere VOC in modo significativo. Il lavoro, condotto in laboratorio in condizioni sigillate, evidenziò che alcune specie riducevano concentrazioni di xilene, benzene e formaldeide. Il risultato, utile come prova di principio, non si traduce automaticamente nelle abitazioni comuni: i tassi di ricambio d’aria nelle case, la presenza di materiali che emettono VOC e la variabilità delle condizioni rendono i dati del laboratorio difficili da replicare nella vita quotidiana.

Studi successivi, principalmente condotti in ambienti simulati o in camere di prova, hanno proposto regole pratiche: in media servono più piante e una densità non trascurabile per ottenere un valore misurabile. Una stima ricorrente suggerisce la presenza di circa due piante per 9-10 metri quadrati, ma questa cifra varia a seconda della specie e del contesto. Un aspetto che sfugge spesso a chi vive in città è proprio la differenza tra «efficacia sperimentale» e «efficacia reale»: in appartamenti ben ventilati l’impatto percentuale delle piante sui VOC può risultare marginale.

Per questo i tecnici del settore raccomandano di considerare le piante come parte di una strategia più ampia: riduzione delle fonti di inquinamento, ventilazione controllata e, se necessario, sistemi di filtrazione meccanica. Restano però benefici comprovati in termini di benessere psicologico e microclima domestico, elementi che integrano il valore delle piante oltre la sola rimozione di inquinanti.

Quali piante scegliere e come massimizzarne i benefici

Non tutte le specie sono ugualmente utili: alcune piante mostrano maggiore tolleranza alle condizioni d’appartamento e capacità di sopportare stress, rendendole scelte pratiche per chi vuole un effetto tangibile. Tra le specie più citate nella letteratura applicata troviamo la Sansevieria (nota anche come lingua di suocera), il Spatifillo, il Pothos, diverse varietà di Dracena e il Ficus. Queste piante combinano resistenza ed efficacia nel trattamento di alcuni VOC comuni. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è l’aumento della sensazione di aria più «morbida» grazie alla traspirazione delle foglie.

Per ottenere il massimo dai vasi è importante la manutenzione: pulire periodicamente le foglie dalla polvere, evitare ristagni idrici che provocano marciume radicale e scegliere un terriccio che favorisca drenaggio e aerazione. Anche la posizione conta: piante con grandi foglie hanno bisogno di luce indiretta mentre quelle da bassa luminosità vanno messe in angoli meno illuminati. Un dettaglio che molti sottovalutano è il rapporto tra dimensione della pianta e volume della stanza: una pianta grande in uno spazio piccolo ha più effetto relativo rispetto a una piccola in una sala ampia.

Infine, non si deve fare completo affidamento sulle piante per una purificazione totale: integrate con una buona routine di aerazione e attenzione ai materiali d’arredo, diventano strumenti utili per migliorare il comfort domestico. In molte case italiane si comincia a vedere l’effetto: davanzali punteggiati di vasi che contribuiscono a un microclima più umido e a un’abitazione percepita come meno «asciutta» e più accogliente.

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